Le antiche civiltà ebbero un simbiotico rapporto con la morte, un rispetto celebrativo oggi quasi del tutto assente. Al contrario, la nostra società occidentale ha scientemente espulso il dolore della vita trasformando la cosa più ineluttabile e naturale, la morte, nel più grande indicibile tabù contemporaneo.

Alessandro Flammini, autore di questo bel libro, suo malgrado si è ritrovato ad indagare lo scompiglio generato dalla dissociazione creata dalla morte, interrogando in primo luogo se stesso, grazie anche alla psicanalisi, saggiamente supportato dalla professionalità della moglie Antonella, psicoanalista specializzata nell’assistenza e la cura del dolore.

Ebbene suo malgrado, perché il merito di aver vinto il suo tabù l’ha avuto proprio il suo amato papà, accompagnandolo per mano nel momento più duro che sarebbe terminato con l’abbandono del mondo che noi tutti conosciamo. Questa sarebbe una storia comune a tanti, prima o poi noi tutti siamo chiamati ad affrontare la perdita dei nostri cari, se non fosse che il papà di Alessandro è stato prima un eccellente artigiano di falegnameria e poi un attivo impresario di onoranze funebri.

Proprio il suo papà, che ha fatto del suo meglio per allontanarlo da quella professione colma di pregiudizi, più o meno consapevolmente mise un grande specchio emotivo davanti al destino di suo figlio. Dunque Alessandro afferrerà quei timori con forza, una volta deciso di continuare il lavoro da cui era sempre fuggito, trovando l’energia di rivoluzionare il suo nuovo impiego, riportandolo al centro del suo arcaico scopo sociale, quello più nobile e onorevole, riconsegnando a quella professione il ruolo avuto nel suo più illustre passato.

Dunque in un continuo saliscendi il racconto è a tratti dolcissimo e commovente, più spesso ottimista e divertente. Alessandro ci inoltra nel suo percorso più difficile mettendolo poi a reddito, per se stesso e per noi tutti, affinché insieme si possa comprendere che piccole accortezze possono fare grande differenza. Inoltre le sue sincere attenzioni nei confronti delle persone incontrate nel suo percorso professionale, soprattutto le più fragili, rispetto alle quali Alessandro assume un atteggiamento di sentita vicinanza e protezione, per poi concedere loro una risposta e un aiuto concreto.
 
Le narrazioni di Antonella entrano nel merito dei drammi dei suoi assistiti, questi racconti saranno fondamentali e aiuteranno Alessandro nel momento più buio. Insieme a loro troveremo anche noi delle risposte; le credevamo superflue, distanti, perché sono state automaticamente rimosse, forse stigmatizzate. Tutto quel che credevamo non voler mai ascoltare, perché in fin dei conti la morte non si evoca, non ci si pensa, più semplicemente perché va tutto bene, dentro di noi splende sempre il sole.
 
Il racconto è pervaso dal rispetto e dall’amore, una volta iniziato non possiamo fare altro che leggerlo con attenzione; come un libro di narrativa ma anche un manuale di sopravvivenza al dolore più grande, più semplicemente quale supporto motivazionale.
 
Lo consiglio vivamente, leggendolo ho tolto dei pesi incombenti, ho rivisto la perdita del mio papà, a tratti sembrava di leggere una parte della mia vita. Affermo che c’è qualcosa di speciale nelle persone più empatiche, Alessandro e Antonella lo sono e questa loro opera merita uno spazio nel cuore.

Grazie Tommaso M.

Buona lettura.
Alessandro Flammini.

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